Antonio Mura : L’Arte come Memoria del Territorio
Antonio Mura (1902–1972) è stato un pittore sardo il cui lavoro ha saputo coniugare tradizione e modernità. Attraverso un linguaggio pittorico personale e vibrante, ha raccontato la vita, i volti e i paesaggi della Sardegna, diventando una voce artistica autorevole del Novecento isolano.
Antonio Mura, pittore e incisore, è tra i più rilevanti artisti sardi del Novecento. Nasce ad Aritzo il 12 Gennaio 1902, ultimo di cinque fratelli, ha un nonno avvocato e un padre esattore delle tasse, la sua famiglia è stimata in paese. Dopo il liceo classico a Cagliari, si trasferisce a Roma, dove frequenta la Reale Accademia delle Belle Arti – tra i suoi docenti, personalità del calibro di Adolfo De Carolis e Duilio Cambellotti – e i corsi liberi del nudo nell’Accademia Inglese. Gli anni romani significano anche e soprattutto la frequentazione di alcuni luoghi fondamentali dell’arte, i Musei Vaticani, il Museo di Valle Giulia, il Museo Borghese, Villa Torlonia. Successivamente compie viaggi e soggiorni di studio a Firenze, Venezia e Milano.
Al 1933 risale la sua prima mostra personale, allestita a Cagliari alla Galleria Palladino, viene accolta con favore dal pubblico e recensita positivamente dai critici. Partecipa alle Sindacali regionali e, ancora a partire dagli anni Trenta, + presente nelle più prestigiose rassegne nazionali, tra le quali la Quadriennale Romana e la Biennale di Venezia.
Le opere di Mura affrontano i principali generi pittorici, dalle grandi composizioni di figure ai ritratti – particolarmente rappresentativi quelli dei bambini – ai paesaggi e alle nature morte. Ma, uomo profondamente religioso, è soprattutto la pittura sacra a contraddistinguerlo nel panorama della sua epoca.
Negli anni del secondo conflitto mondiale vive ad Aritzo, per poi trasferirsi a Cagliari alla fine della guerra. Qui intraprende quel sodalizio con i padri mercedari che lo conduce alla realizzazione delle sei opere per la Basilica di Bonaria, sue pale d’altare si trovano, inoltre numerose, in altre chiese della Sardegna e a Roma. A Cagliari è anche insegnante – al Liceo Parificato diventato poi Liceo Artistico – molto amato dagli studenti per la sua professionalità e per l’innata gentilezza. Per questo ancora oggi gli aritzesi amano ricordarlo, con affetto e orgoglio, come su pintore o su professore. Muore a Firenze, dove trascorre l’ultimo periodo della sua esistenza, il 7 Aprile 1972.
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